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Storia di Mario… anziano ludopatico e solo

Storia di Mario… anziano ludopatico e solo

Ascolta “Carla racconta Mario e Rossana” su Spreaker.

Sono Rossana e faccio l’amministratrice di sostegno dal dicembre 2005, dal 2013…sono volontaria di Dar Voce nel progetto Non+Soli presso gli sportelli di Guastalla e del Tribunale di Reggio.

Oggi vi racconto la mia esperienza con Mario. Era il marzo 2016 quando il giudice mi assegnò l’amministrazione di questo signore seguito dai Servizi Sociali e, per come me lo descrissero, incapace di gestire anche le più elementari autonomie per di più svantaggiato da una situazione famigliare, per così dire “ambigua”.
Quando fui accompagnata per il primo incontro, dalla sua abitazione usciva un disgustoso odore di tabacco, spazzature ed altro e nonostante fosse mezzogiorno, le finestre e le tapparelle erano chiuse, l’appartamento era illuminato da una sola lampadina, mi riferirono poi, che anche gli addetti incaricati dal Comune si erano rifiutati di sostituire quelle bruciate a causa del tanfo e della sporcizia.
Mario aprì la porta vestito con abiti sporchi, mi disse subito che in casa c’erano i topi e che lui dormiva vestito con tanto di scarpe ed un berretto di pelle, per evitare che gli rosicchiassero la testa.

Su tre imprese di pulizie contattate, una sola accettò il lavoro, ma Mario, contrariato, disse che non voleva far entrare nessuno a casa sua.
Adottai uno strattagemma e lo invitai ad andare al bar come occasione per conoscerci meglio, così ogni volta che doveva venire qualcuno per la manutenzione della casa, per le pulizie o altro, lo portavo al bar, lo coccolavo con due cannoncini al cioccolato intinti nel cappuccino, e lui mi raccontava la sua vita all’insegna del gioco d’azzardo.
Mario non faceva mai pasti regolari, non prendeva le medicine che le erano state prescritte, non aveva amici, non si lavava nonostante l’incontinenza totale. Faceva un solo pasto al giorno al Centro Diurno, e lì a forza, gli somministravano l’intera cura giornaliera in una volta non dopo estenuanti trattative, lo convincevano a farsi lavare e cambiare, poi passava il resto del tempo dalla ex compagna.

E qui si pose un altro problema: Mario frequentava la ex compagna e la figlia di lei, donne che si approfittavano di lui, delle sue debolezze e fragilità ed anche dei suoi soldi e lo istigavano ad essere irascibile e diffidente nei miei confronti. Entrambe erano come lui dipendenti da gioco, gli impedivano avere una vita regolare, portandoselo in giro per sale da gioco o Bingo fino a tarda notte. Inoltre lo chiamavano telefonicamente parecchie volte al giorno con mille pretese: volevano essere accompagnate a fare la spesa che doveva logicamente pagare lui. Ben presto cominciarono a chiamare anche me, lamentandosi che dovevo pagare i debiti di gioco di Mario, lui per ripicca minacciava di non prendere le medicine, di non sottoporsi alle visite di controllo e di non lavarsi.

Era davvero durissima.

Ho cercato un dialogo con tutti loro soprattutto per stroncare sul nascere questo logorio psicologico nei confronti del mio assistito.
Mi occupavo di tutte le spese che lo riguardavano, come da incarico ricevuto dal Giudice Tutelare, e a Mario davo 150 euro mensili per le sue spese personali, non di più.
Dovetti fermare le due donne anche dal punto di vista medico, perché la domenica, con il centro diurno chiuso, Mario pranzava da loro che però non gli somministravano i farmaci.

Nonostante la situazione disastrosa, non potevo non tenere conto che Lui era molto affezionato alla ex compagna ed alla figlia, le considerava la sua famiglia e quando cominciarono a non invitarlo più a pranzo perché non aveva più soldi a disposizione, spesso saltava il pasto vagando tra i bar triste ed abbattuto, bevendo qualche bicchiere di vino di troppo, per poi finire nel suo appartamento in condizione precarie.
Cercai immediatamente di porre rimedio, prima chiedendo ai Servizi Sociali se era possibile consumare il pasto domenicale presso la Casa Protetta, ma ciò non fu possibile.
Proposi poi al mio assistito di andare a pranzare alla Casa della Carità e lui accettò perché aveva sentito che non si mangiava male.

Un giorno, era sabato, ricordai a Mario che sarei andata a prenderlo l’indomani per accompagnarlo a pranzo e lui ma mi disse che non voleva più andare, capii che era a casa dell’ex compagna e che nuovamente lo aveva convinto a non ascoltarmi. Mi precipitai da lui e gli proposi di pranzare in una pizzeria, andammo… Visto che si era trovato bene proposi alla pizzeria un contratto perché gli dessero il pasto domenicale e festivo per 8 Euro.
Dopo la prima domenica, il ristoratore non ne voleva più sapere di Mario che si era presentato sporco maleodorante pretendendo di ordinare a suo piacimento e protestando in maniera aggressiva in mezzo alla clientela. Supplicai il ristoratore di darmi un’ultima chance, andai da Mario, che era a casa dell’ex compagna, chiarii con entrambi la situazione, mi accordai che andasse a mangiare alle 11.30, in modo da aver finito di pranzare quando arrivavano i clienti prenotati.
Feci le solite raccomandazioni di cambiarsi anche gli abiti, raccomandazioni che feci telefonicamente tutte le domeniche.
Alla fine dell’estate avevamo ottenuto una buona regolarità, Mario mangiava e si faceva lavare due volte al giorno al Centro Diurno dove gli somministravano la terapia in due dosi.

Tutto andò meglio, anche se durante la giornata, non smetteva di sottoscrivere contratti con chiunque: Enia. Hera ENEL Tim che puntualmente dovevo diffidare per recuperare i soldi spesi.
Durante l’inverno, Mario era entrato in uno stato confusionale, aveva incubi ricorrenti e non riusciva più a dormiva da solo terrorizzato dai ladri e dalla morte.

Cercai una soluzione e gli proposi di trasferirsi in un Appartamento Protetto, nel quale avrebbe mantenuto le sue abitudini ed dove gli avrebbero assicurato un’assistenza 24 h. su 24.

 

Accettò ed il Giudice Tutelare autorizzò l’atto straordinario, dopo diverse richieste ai Servizi Sociali Mario fu inserito nell’appartamento protetto.
Da allora è molto più sereno, dice di dormire bene e di stare bene, fa una vita regolare, alzandosi al mattino, facendo tre pasti ed assumendo correttamente i farmaci.
La badante riferisce che, a parte le trattative per l’igiene mattutina, incrollabile punto debole, collabora anche aiutandola in piccole mansioni come portare le bottiglie dell’acqua.

A luglio, per il suo compleanno, ho portato una bella torta ed eravamo in tanti a festeggiarlo nella sua nuova casa.

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